lunedì 19 settembre 2011

Due strade per uscire dalla crisi

In questi giorni si stanno profilando chiaramente due scenari sulle strategie possibili per l'uscita dell'Italia dalla situazione attuale. La prima proposta da alcuni autorevoli economisti ed intellettuali è quella di una drastica riduzione del debito con una sorta di "super patrimoniale" di qualche centinaio di miliardi di euro, la seconda è quella richiamata dalla Lega Nord di una secessione della parte produttiva e più ricca dal resto del paese. Inutile dire che la seconda soluzione sarebbe drammatica sia per il sud e centro Italia, che senza il motore economico del Nord sarebbero quasi certamente condannati ad un lungo periodo di insabilità e ristrettezza economica, sia per il Nord che a fronte di un'aumento della propria richezza perderebbe peso politico ed economico non solo all'interno dell'UE ma a livello mondiale. L'ipotesi di una secessione del Nord purtroppo oggi non è più un'idea di pochi, e basta conteggiare i voti raccolti nelle ultime elezioni dalla Lega Nord nell'area Settentrionale del nostro paese, per rilevare come oggi essa potrebbe diventare qualcosa di più di uno slogan elettorale. La questione è quindi preoccupante, anche perché la prima soluzione, quella della "super patrimoniale", può essere fatta solo in un clima di forte coesione politica e sociale del paese, situazione che attualmente non solo non c'è ma appare di difficile realizzazione in un prossimo futuro. Il miglior modo di difendere noi stessi e la nostra comunità dalla crisi è quello di essere coesi, di abbandonare particolarismo e recriminazioni, di unirci nello sforzo comune di salvare il nostro paese e l'idea stessa di Europa, non tanto per noi ma per i nostri figli e nipoti che un giorno ci chiederanno conto delle scelte fatte in questi anni. I cittadini del Nord devono rinunciare alla facile tentazione della secessione ed essere disposti a rischiare ancora una volta nei vantaggi dell'unità nazionale e quelli del centro e del sud devono capire che lo stato assistenzialista della Prima Repubblica è ormai scomparso, che l'epoca in cui ci potevamo permettere inefficienze macroscopiche e corruzione su vasta scala è finita e che bisogna rimboccarsi le maniche ed investire tempo, risorse ed energie nel futuro del nostro paese, senza ricriminazioni o scuse. Al meridione tocca la parte più difficile del compito con mafie da sradicare, una società civile da ricostruire, un'abitudine al voto clientelare da correggere, un'economia solida tutta da inventare. Solo guardando onestamente i gravi problemi che affliggono il nostro paese potremo trovare la via per uscirne. Se coesione politica, sociale e territoriale terranno riusciremo ad uscire dalla crisi con onore, consegnando alle future generazioni un paese migliore di quello che abbiamo ereditato, se invece prevarranno il sospetto e la difesa dei propri piccoli tornaconti, la frantumazione del paese diventerà una pericolosa realtà, ma questa ovviamente è solo un'opinione.

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