martedì 13 settembre 2011

BTP alla Cina

A quanto pare stiamo cercando di vendere i nostri BTP alla Cina, la solita politica poco lungimirante dei nostri politici, anche se in questo caso siamo in buona compagnia. L'opzione cinese è rapida e veloce ma mettere una parte consistente del proprio debito pubblico nelle mani di una potenza straniera come la Cina avrà nel medio-lungo periodo spiacevoli conseguenze, come ci potrebbero ben insegnare gli americani. Circa il 23% del debito pubblico americano è in mano ai cinesi che quindi hanno il dito sul grilletto di una pistola puntata contro l'economia del loro principale concorrente geopolitico ed economico. In altre parole il governo cinese può quando e come vuole mettere in ginocchio l'economia della (forse ancora per poco) più grande potenza mondiale. Se un presidente liberal come Obama tentenna a vedere il Dalai Lama per paura di danneggiare i rapporti con la Cina questo è un buon indizio da cui partire per comprendere chi esercita il potere e chi lo subisce.
Quando avremo un contezioso economico, politico o sociale con la Cina che cosa faremo se possederanno parte del nostro debito pubblico? Continueremo a poter protestare per le violazioni dei diritti umani nel Tibet? Le nostre aziende potranno continuare a chiedere protezioni rispetto alle contraffazioni cinesi? Dovremo vendere ai cinesi quote strategiche di società come Eni e Enel? E in ultima analisi le scelte del nostro stato saranno davvero libere da condizionamenti esterni? A breve termine non cambierà nulla, ma a medio-lungo periodo che cosa succedera? E' un rischio che siamo disposti a correre solo per salvarci momentaneamente dal fallimento di questo paese e della sua classe dirigente? O è solo l'ennesima ipoteca che poniamo sulle spalle dei nostri futuri figli e nipoti per guadagnare una temporanea salvezza? Per di più tutto ciò non avviene seguendo un progetto chiaro di rilancio del paese ma, apparentemente, solo per trovare soluzioni temporane e tappare alla meno peggio buchi e falle della nostra disastrata economia. Stiamo vendendo il nostro futuro solo per sopravvivere con lo stesso tenore di vita al massimo per qualche altro anno, forse sarebbe tempo di cominciare a riflettere seriamente sull'Italia e sull'Europa di domani, su quale sviluppo pensiamo per il nostro paese e su come tutti noi possiamo partecipare a questa rinascita nazionale, ma questa è solo un'opinione.

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