martedì 4 ottobre 2011

Le tante verità dietro l'uscita della Fiat da Confindustria

La Fiat esce da Confindustria e Marchionne attacca duramente le posizioni prese negli ultimi tempi da Emma Marcegaglia, a parte l'indubbia rilevanza della notizia in se vi sono all'interno di questo cambiamento degli assetti alcune importanti chiavi di lettura per comprendere meglio il nostro tempo.
Innanzitutto è evidente che Fiat non è più un'azienda italiana ma ormai una multinazionale globale del tutto insensibile agli interessi del paese. Da una parte questa è una buona notizia perché Fiat è diventata finalmente un'impresa autonoma dall'aiuto statale, dall'altra però vuol dire che i vantaggi legati ai successi della Fiat per l'Italia sono davvero maginali. Bisogna smettere di pensare che Fiat sia un'azienda italiana e darle a livello nazionale un risalto e un'importanza che non merita più.
La seconda è che la Fiat di fatto continua ad appoggiare indirettamente il governo Berlusconi pur di ottenere vantaggi locali. L'accusa di Marchionne alla Marcegaglia "fa politica" appare ridicola se formulata da chi ha preso aiuti pubblici dovunque ha potuto, parafrando Cavour la Fiat non sembra proprio seguire il principio della "libera impresa in libero stato".
Il terzo spunto di riflessione è l'estrema debolezza del sindacato di fronte agli attacchi delle grandi realtà industriali: un sindacato nazionale ben poco può fare di fronte ad aziende che agiscono a livello mondiale e che possono utilizzare costantemente il ricatto della delocalizzazione per imporre ai lavoratori le proprie condizioni. Grandi corporation e speculatori internazionali agiscono a livello e con risorse globali, stati e sindacati a livello nazionali, una lotta impari che non può finire con la vittoria dei primi sui secondi ,e così velocemente sta venendo meno l'equilibrio sociale che negli ultimi cinquant'anni ha regalato un benessere diffuso nei paesi occidentali. Di fronte a questo rischio, l'unica via di uscita è far fare un salto qualitativo alle forme organizzative sindacali e nazionali, ripescando il "proletari di tutto il mondo unitevi...", termine che malgrado gli anni oggi appare più attuale che mai, ma questa è solo un'opinione.

Nessun commento:

Posta un commento