Sta cominciando ora la protesta degli Indignati a Roma, un movimento globale con richieste glocali che è ad oggi l'unica risposta organizzata alla speculazione internazionale e alle grandi corporation multinazionali.
L'occasione è importante ma la debolezza del movimento è ancora estrema, e (per ora) gli Indignati non appaiono in grado di incidere attivamente sull'economia e sulle politche dei governi e delle banche centrali.
Le tante anime che lo caratterizzano rendono il movimento variegato e fantasioso ma ne costituiscono anche la principale debolezza. Così come il movimento No Global, se gli indignati non saranno in grado di darsi un'organizzazione permamenente, una stuttura organizzativa e una chiara ideologia difficilmente riusciranno a cambiare il sistema. Il movimento deve tramutarsi in organizzazione politica per avere una qualche possibilità di veder realizzate le proprie istanze. Apparato, ideologia, stuttura appaiono parole datate nel mondo della rete e dei flash mob ma storicamente sono gli unici strumenti che hanno permesso di cambiare i rapporti di forza e di rivoluzionare economie e società. Senza questo passaggio la protesta rischia di rimanere tale, anzi solo un'inutile valvola di sfogo incapace di agire concretamente sui meccanismi che governano le nostre vite. Purtroppo non basta dire dei no e sognare un mondo diverso e più equo, bisogna avere una teoria alle spalle, una visione del mondo precisa, degli obiettivi concreti e le ricette per raggiungerli.
Ben vengano le manifestazioni globali come quelle di oggi, sperando che costituiscano l'inizio di qualcosa di più ampio e non il punto di arrivo.
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